Partiamo da un punto semplice e basilare: l’abito e la musica sono ormai strettamente connessi e se prima il modo di vestire di un artista combaciava con la sua personalità (che fosse questa elegante, scanzonata o eclettica) ora le scelte di stile sono attentamente studiate al fine di comunicare un certo tipo di identità al pubblico.La centralità acquisita dalla moda in un contesto come quello sanremese, che sarebbe in realtà focalizzato sulla musica, ha a che vedere con la cultura mainstream, che è quella dei social, e con il processo di svecchiamento del festival stesso fortemente voluto dall’attuale direzione artistica. Il rapporto moda-musica in questa edizione è stato forse più forte che mai e gli abiti oltre al personaggio hanno trasmesso al pubblico messaggi, talvolta metaforicamente espressi, altre volte scritti in grassetto.
Archivi dell'autore:souptheblog
Il coraggio di essere artisti: il caso Balenciaga.
Sin dall’arrivo in Balenciaga il percorso di Demna Gvasalia è stato caratterizzato da polemiche e critiche per le decisioni prese dal Direttore Creativo in termini di prodotto e comunicazione. Dopo l’avvenimento che sto per raccontarvi la bilancia ha iniziato a pendere completamente dal lato del male e Balenciaga sembra non aver ancora trovato una soluzione creativa al problema.
Gucci-Michele: sul rapporto creativo/mercato.
Il primo approfondimento parte dalla questione Gucci-Michele. Parlo della fine del rapporto lavorativo tra il Direttore Creativo Alessandro Michele e la maison Gucci che dopo un lungo periodo di collaborazione (inizia nell’azienda nel 2002 e diventa DC nel 2015) si dividono rompendo una fusione artistico/creativa che ormai aveva sciolto come cera le due soggettive identità. Partendo proprio dal rapporto Direttore Creativo-Maison cercherò di analizzare per voi due aspetti che definirei cruciali: a che punto è il rapporto creatività/mercato? Cosa succede quando l’estetica del creativo si fonde completamente con quella della maison?
Dal rent allo swap: la visione di AltaClasseRent
Ho scovato AltaClasseRent quasi per caso su Instagram e il primo approccio con Vanessa, la founder, è stata una call per concordare una collaborazione social. Ai tempi il sito di noleggio di abiti di AltaClasseRent era già attivo così come anche le prime campagne di influencer marketing. E’ passato quasi un anno dalla nostra prima chiacchierata e oggi Vanessa inaugura un nuovo capitolo della sua azienda: la prima piattaforma di scambio gratuito ed illimitato di abiti in Italia.Quindi per la nostra rubrica Storie ho deciso di intervistare Vanessa e di darle uno spazio per parlare di AltaClasse, dagli esordi al nuovissimo progetto visionario. Buona lettura.
Sisterly: il luxury sharing che crea sorellanze
Sisterly è una piattaforma tutta italiana di luxury renting & sharing che permette agli utenti di noleggiare borse di lusso a prezzi accessibili. Sarebbe stato entusiasmante già così, ma ero sicura che ci fosse ancora tanto da scoprire. I due founder hanno accettato l’intervista per Soup. e hanno raccontato Sisterly sotto diversi punti di vista, partendo dai primi passi fino ad arrivare al successo della strategia di Influencer Marketing con il Sisterly Trip.
Cosa la gente non ha capito della moda: ha ancora senso essere snob nel fashion?
La spocchia tipica della moda di cui le autorità del settore si fanno promotrici è qualcosa di folkloristico e inimitabile. Insomma senza snobismo, classismo, senso di superiorità patologico certificato cosa sarebbe la moda? Sarebbe la sorella di se stessa più simpatica ma probabilmente meno credibile. Perché l’ironia nella moda può essere solo spocchiosa e non rilassata? Ma soprattutto: ha ancora senso essere snob nella moda oggi?
MFW DIARY
Approfitto dei ricordi freschi e della libertà che ho qui su Soup. per portarvi un racconto personalissimo, un reportage sulla mia esperienza più che sulle collezioni. Di quelle, lo sapete, ne parlo tanto e su vari canali e soprattutto ne parlano tutt*. E lo fanno anche meglio di me. Ma un’esperienza tutta mia posso raccontarvela solo io. Il diario sarà diviso per giorni quindi lo troverete sempre aggiornato sulla stessa pagina.
Valentina Asia: il talento che osa
Mi trovavo all’ultima edizione di Altaroma quando ho conosciuto Valentina Russo, founder di Valentina Asia. Beh praticamente è andata così: ero appunto alla ricerca di qualcosa di nuovo, eye-catching e mi sono imbattuta, posso dirlo, in qualcosa di mai visto prima. A catturare la mia attenzione sono state delle clutch- scultura di cui non sapevo nulla se non che erano davvero stupende. Dopo qualche minuto di chiacchiere con Valentina e una sua collaboratrice sapevo già molto e non potevo che confermare il fascino dei suoi prodotti. Se volete sapere cosa mi ha raccontato Valentina non vi resta che leggere l’intervista qui sotto.
Restore-mania: le riparazioni sono un trend
Circa un anno fa scoprivo su Instagram un profilo chiamato @therestory_ in cui appena 224mila followers ogni giorno trovano reels in cui artigian* e sart* riparano capi e accessori di lusso. Una deduzione mi è sorta spontanea: se il trend del vintage è ormai una certezza che ha convinto anche il lusso a tornare sui suo passi, riconsiderando l’idea di raccogliere capi second-hand per poi rivenderli, il mercato delle riparazioni è già di per sé fertile perché potrebbe rispondere ad un’esigenza crescente. Quale? Quella di riparare, restaurare, migliorare un oggetto vintage che compriamo o che abbiamo nell’armadio.
Laju: moda slow e…illustrata!
Sentiamo spesso dire che “l’unione fa la forza” e la storia in cui state per immergervi è la dimostrazione che ci sono progetti che non sarebbero mai nati senza un incontro.Non parlo solo dell’incontro tra Laura e Juls che nel 2021 ha dato vita a Laju, ma anche dell’incredibile capacità che hanno avuto di unire le loro competenze in un progetto coerente che guarda al futuro della moda.
Non vi anticipo nulla, godetevi l’intervista e scoprite Laju Slow Apparel raccontato direttamente dalle due founder.