Questa sarà un'intervista diversa dalle altre, più discorsiva e fluida perché avvenuta in call. Troverete evidenziati in rosa gli argomenti parte della DOMANDA SCOMODA.
Quando ho scovato Sisterly online mi sono chiesta: “possibile che io me ne sia accorta solo ora?”. E’ la mia classica reazione quando scopro qualcosa di innovativo, geniale. Sisterly è una piattaforma tutta italiana di luxury renting & sharing che permette agli utenti di noleggiare borse di lusso a prezzi accessibili. Sarebbe stato entusiasmante già così, ma ero sicura che ci fosse ancora tanto da scoprire. Ho iniziato dal loro profilo Instagram per poi spostarmi sul sito, ho contattato il team e hanno accettato l’intervista per la rubrica Storie di Soup. Prima di iniziare la call avevo appena scaricato e dato un’occhiata all’app che Beatrice e Gianluca, i founder di Sisterly, stanno ancora perfezionando con gli sviluppatori. Nel parlarne il loro entusiasmo era misto a impazienza, quella sensazione che ti assale quando vorresti che tutti i problemi si risolvessero per poter vivere a pieno il tuo progetto.

Oltre ad “entusiasmo”, “determinazione” è una parola che assocerei a Beatrice Pedrali e Gianluca Belotti. Mi confessano. “non amiamo “flexare” i nostri titoli e la nostra formazione. Ma qualche volta è stato necessario citare le lauree e i master ottenuti per darci credibilità nel presentare il progetto, vedendoci giovani molti mostravano diffidenza”. Beatrice si è laureata in Advertising Communication a Madrid e dopo un Exchange Program nel Regno Unito ha ottenuto un Master in Entrepreneurship and Business Strategy @SDABocconi. Anche Gianluca è stato uno studente Bocconi ottenendo un Master in Entrepreneurship and Business Strategy @SDABocconi e un Executive Master in Real Estate Finance @SDABocconi. Entrambi vantano notevoli esperienze che ovviamente hanno fatto la differenza nel momento in cui si sono trovati a dover organizzare, strutturare e costruire la propria startup. Chiedo loro “Il vostro inizio è stato difficile? Quali sono le difficoltà che avete incontrato?” Con consapevolezza mi rispondono che, grazie alla formazione e all’esperienza, la fase iniziale del progetto è stata piuttosto pacifica.
In termini di difficoltà possiamo dire che le nostre sono state rappresentate dalla programmazione parlando di sito web e app ma dobbiamo ammettere che ci è capitato di non poter mettere in atto delle migliorie perché alcuni tipi di servizi non sono ancora disponibili al 100% in Italia, come ad esempio le consegne senza emissioni.
Ci siamo soffermati a parlare di questo tema per qualche minuto perché effettivamente la sostenibilità è uno degli aspetti più affascinanti di Sisterly. Grazie al sistema ideato da Beatrice e Gianluca chi si iscrive all’app può comodamente noleggiare (borrower) una borsa di lusso da un altr* utente (lender) ad un prezzo sicuramente più vantaggioso rispetto all’acquisto. In questo modo Sisterly non solo scoraggia acquisti occasionali, ma rende anche utilizzabile e fruttuoso un accessorio altrimenti chiuso nell’armadio. Insomma chi noleggia può avere una borsa di lusso senza acquistarla e solo per il tempo necessario, chi offre guadagna dall’accessorio che non utilizza. Sisterly è effettivamente un sistema sostenibile sia in termini ambientali che economici.

E soprattutto per questo aspetto non ho potuto fare a meno di osservare che la startup si dimostra anche inclusiva.
“Sisterly permette a tutt* di indossare una borsa di lusso che per molt* sarebbe inaccessibile se pensiamo ai prezzi di retail. Siamo stati però accusati di non essere inclusivi perché non abbiamo ancora proposto nelle nostre campagne modelli di bellezza femminile vari che sensibilizzassero all’inclusività, la verità è che questi valori sono già parte di noi e non vogliamo strumentalizzarli. Il vero impegno delle aziende si vede nel concreto: noi siamo davvero una startup sostenibile, abbiamo davvero creato una possibilità anche economica, abbiamo investito nella condivisione e non stiamo imponendo nessun modello”.

Anzi quello che Sisterly fa (mi dice Gianluca per merito di Beatrice che si occupa del marketing dell’azienda) è creare una vera e propria community. “Sisterly si chiama così perché abbiamo pensato al gesto naturale di scambiarsi i vestiti tra sorelle. Io ho avuto la fortuna di avere una sorella appassionata di moda e ogni tanto prima di uscire passavo dalla sua stanza per prendere qualcosa in prestito. Ecco questo si può fare anche tra Sisters non di sangue!” mi spiega Beatrice. Le sue parole non fanno altro che alimentare la mia ammirazione per un aspetto davvero centrale di Sisterly: la creazione di connessioni. Non parlo solo del rapporto virtuale tra lender e borrower ma anche del valore centrale della “sorellanza” che Beatrice ha trovato il modo di veicolare. Le ho chiesto di parlarmi del Sisterly Trip, un viaggio riservato alle influencer che rappresentano il marchio, pensato per connetterle in maniera naturale e concreta tramite un semplicissimo gesto: la condivisione delle borse!
“Tramite i contenuti che ho potuto vedere ho notato una differenza sostanziale tra il vostro Sisterly Trip e gli altri influencer trip organizzati durante la scorsa stagione estiva. Ho trovato il vostro molto più simile al modello Revolve, più naturale, spontaneo…insomma una vera e propria esperienza vissuta a pieno dalle protagoniste!”
“Siamo piuttosto soddisfatti del Sisterly Trip perché abbiamo notato sin da subito che le ragazze hanno stretto bellissimi rapporti personali semplicemente dandosi consigli sugli outfit o sulla borsa giusta da abbinare. I contenuti sono nati spontaneamente superando addirittura le nostre aspettative o le nostre richieste”.

Non vi nego che nella call Beatrice e Gianluca hanno accennato a qualche spoiler che non vi rivelerò (magari più avanti li scopriremo insieme) ma che dimostrano due caratteristiche di Sisterly: la voglia di migliorarsi sempre e la forte connessione con la community che si sta creando e che viene attentamente ascoltata nelle richieste. Sisterly è condivisione per nascita e mi fa piacere poter osservare che questo valore non è solo un manifesto, ma un sentimento che muove anche le scelte dei due founder e ne regola le direzioni future.
Abbiamo parlato di come funziona Sisterly, di com’è nata, delle difficoltà e delle prime vittorie, di community e marketing in generale, insomma degli ingredienti per la ricetta (sempre work in progress) di questa affascinante realtà. Ho ascoltato i due founder raccontare con sincerità e soddisfazione il percorso che Sisterly ha fatto finora e ho pensato che ne deve essere valsa davvero la pena, ma per esserne certa l’ho chiesto a loro.
La risposta è stata quella che mi aspettavo e che speravo di sentire. “E’ valsa la pena partire e anche aggiustare il tiro strada facendo, pensiamo che valga sempre la pena dare vita all’idea, darle una chance e poi migliorarla nel tempo, nessuno può partire perfettamente. Anzi se parti perfettamente probabilmente sei partito troppo tardi e qualcuno ha già piazzato l’idea prima di te. Questo a prescindere che l’idea sia buona o pessima. Spesso pessime idee possono comunque funzionare bene se gestite in un certo modo o se modificate nel tempo. Allo stesso modo parlando di piccole aziende bisogna sapersi porre degli obbiettivi e saper rispettare l’idea stessa, darle i suoi tempi e farla crescer omogeneamente per non rischiare di essere meteore”. Il messaggio di Gianluca è per me importantissimo se rivolto ai giovani che vogliono fare impresa: vale la pena iniziare, credere nella propria idea, cercare i mezzi per realizzarla e migliorarla nel tempo ascoltando le richieste di potenziali o effettivi clienti. E quindi se vi state chiedendo: vale la pena? La risposta è si: “noi siamo una coppia anche nella vita e questo rende le cose più emozionanti ma anche più difficili. Lavoriamo insieme e accumuliamo stress, notti insonni e responsabilità perché è il nostro progetto. Pensa che una volta abbiamo avuto un problema con la consegna di una borsa, a causa del corriere non sarebbe arrivata in tempo. L’abbiamo consegnata in macchina affrontando il viaggio e tutto il resto senza esitare troppo. Non ci abbiamo pensato al guadagno ma ad investire nella credibilità di Sisterly” mi racconta Beatrice.

Quando durante la nostra chiacchierata ho definito impulsivamente Sisterly una startup di successo Gianluca ha istintivamente incrociato le dita, come usiamo dire “una buona dose di fortuna non guasta mai”. Partecipo idealmente al gesto augurando a Beatrice e Gianluca che i risultati del loro impegno abbiano la meglio sull’imprevedibilità della fortuna.
Se volete scoprire Sisterly potete seguire il profilo Instagram dell’azienda
visitare il sito o scaricare l’app per Android e Iphone
Ringrazio Beatrice Pedrali e Gianluca Belotti per il tempo dedicato all’intervista e per aver presentato e raccontato Sisterly sinceramente fornendo ottimi spunti di riflessione per chi leggerà.