Sentiamo spesso dire che “l’unione fa la forza” e la storia in cui state per immergervi è la dimostrazione che ci sono progetti che non sarebbero mai nati senza un incontro. Non parlo solo dell’incontro tra Laura e Juls che nel 2021 ha dato vita a Laju, ma anche dell’incredibile capacità che hanno avuto di unire le loro competenze in un progetto coerente che guarda al futuro della moda. Unendo le illustrazioni di Juls e le abilità sartoriali e di design di Laura ad una produzione sartoriale tutta italiana sul modello Slow Fashion, non potevano non ottenere un prodotto riconoscibile e di qualità. Ma forse a dire loro che la strada era quella giusta è stato Vogue…
Non vi anticipo nulla, godetevi l’intervista e scoprite Laju Slow Apparel raccontato direttamente dalle due founder.
Prima di iniziare: l’ultima domanda è la DOMANDA SCOMODA (viene dal motto: “Tutta la moda, anche quella scomoda”) firmata Soup. in cui chiediamo alle nostre protagoniste un giudizio e una testimonianza diretta su argomenti e questioni calde. Le intervistate possono anche decidere di non rispondere.
Ciao Laura e Juls, vi vediamo qui stupende nella campagna scattata da Francesco de Luca per Laju! Volete presentarvi raccontandoci chi siete e cosa vi ha spinto a creare insieme questo progetto?
Grazie mille! Quello shooting è stato una grande avventura che ha visto nascere davvero Laju, ma te ne parleremo dopo. Siamo Laura Piasentin e Juls Criveller e insieme abbiamo fondato nel 2021 il nostro brand di abbigliamento Laju Slow Apparel.

Nello specifico Juls è una visual designer freelance specializzata in illustrazione e hand lettering, Laura invece una designer di moda e sarta con la passione per l’artigianato.
Ci siamo incontrate per caso, Laura lavorava per un’azienda veneta di abbigliamento con cui Juls ha collaborato e lì ci siamo conosciute. È nata da subito una bella amicizia, poi la condivisone di gusti e valori ha fatto il resto: Laura confezionava da tempo abiti a cui però ancora non aveva dato un “nome”, Juls voleva sperimentare l’illustrazione attraverso il textile design e così è nata l’idea di creare una linea di abbigliamento che ci rappresentasse. Abbiamo pensato che con quattro mani e una scaletta con delle deadline definite avremmo potuto darci un grande obbiettivo. La nostra più grande soddisfazione è stata l’anno scorso l’uscita su Vogue Italia per aver vinto il contest degli MMAwards nella categoria “Made in Italy is”: gli scatti di Francesco de Luca sicuramente ci hanno dato un aiuto enorme a rappresentare la nostra filosofia. Volevamo raccontare una gita fuori porta di due amiche nell’atmosfera magica e fuori tempo del Lido di Venezia.
Zero sprechi, produzione artigianale, Made in Italy e soprattutto Slow Apparel. Soffermandoci soprattutto sul modello slow fashion, cosa significa concretamente proporre questo tipo di moda oggi?

Scegliere di acquistare Laju significa condividere i valori di un brand attento alla produzione, che non si adatta alle tempistiche del fast fashion o tantomeno alle collezioni stagionali che hanno una scadenza. Basti pensare che quest’anno abbiamo deciso di creare solo due nuovi modelli di top (Lo Square Top e il Wrap Top, ndr) senza variare i nostri tessuti illustrati che si uniscono a una collezione già ricca di capi che rimane attuale. La produzione sartoriale eseguita totalmente da Laura non risponde alle tempistiche del mercato, e quindi nell’esperienza d’acquisto nasce anche la necessità dell’attesa di un capo cucito per te. Abbiamo 15 giorni per produrre il capo e spedirlo al mittente. Il risultato è che non abbiamo mai avanzi di magazzino o prodotti invenduti, produciamo solo quello che il mercato richiede.
Avete scelto di creare capi senza chiusure e bottoni. Mi piacerebbe approfondire questo aspetto partendo da una domanda: si tratta di una scelta puramente stilistica o rispecchia la mission di Laju Slow Apparel?

L’assenza di chiusure e bottoni è una scelta stilistica, nel senso che per valorizzare al massimo le illustrazioni abbiamo pensato a dei capi che rimanessero “puliti” e minimal, senza tagli o accessori aggiuntivi. Inoltre, la vestibilità dei modelli è oversize, non richiede quindi particolari chiusure, solo in alcuni modelli sono presenti delle allacciature con nastri che consentono di regolare il fit a seconda delle esigenze e diventano anche un dettaglio colore a contrasto. Infine, questa scelta rispecchia la filosofia di Laju che si basa su principi di autenticità e naturalezza, esaltiamo la bellezza dei capi nella loro semplicità, eliminando tutto superfluo.
Raccontateci qualche curiosità: come è nato il logo? Come nascono i pattern? Cosa ispira il design?

Juls ha progettato il logo con il metodo più affine ai valori del nostro brand: pennino e inchiostro su carta. Volevamo dare l’idea di qualcosa di veramente artigianale già dalla nostra identità visiva. La calligrafia è quanto più vicino a un’idea di produzione slow: è impossibile scrivere velocemente con un pennino per mantenere alta la qualità del risultato. I pattern dei tessuti sono stati dipinti a mano su carta e poi riprodotti: il nostro desiderio anche qui era di mantenere visibile la pasta del colore, le pennellate, i segni dei tratti. I pattern illustrati di Juls nascono dalle radici di entrambe e dai legami che hanno con il mondo urbano, con la natura e con il mare tra linee metropolitane di inchiostro, coralli rosa e un esplosione di pesche su un cielo blu.
Il design dei modelli si accompagna a quello dei pattern, per valorizzarli e giocarci creando forme più dritte e lineari – come lo Square Top con scollo quadrato e bretelle incrociate o il vestito svasato Ribbon dress – ma anche volumi e arricciature – come la Blusa con maniche ballon o la gonna arricciata in vita. Le vestibilità sono comode, non ci sono taglie ma sono capi pensati per vestire diverse corporature.

Quando abbiamo pensato ai capi e agli abbinamenti da scattare è stato divertente combinare sia dei total look con lo stesso pattern che creare degli accostamenti più “pazzi” mixando texture di colori diversi. Allo stesso modo, essendo capi dal forte carattere stanno benissimo anche con una semplice t-shirt o pantaloncino bianco, rendendo subito speciale qualsiasi outfit. Indossare le forme e i colori dei capi Laju porta inevitabilmente al buonumore, è un richiamo alla spensieratezza e alla positività.
La moda è una delle industrie più impattanti dal punto di vista ambientale ma anche etico e sociale. In questi anni la ritrovata attenzione alle cause ambientali e all’etica del lavoro sembrano aver smosso la nuova imprenditoria a fare un passo avanti, a guardare al futuro. Si tratta però di una scelta visionaria e coraggiosa: voi l’avete fatta. Quanto è difficile rivolgersi a questa nicchia e difendersi da una concorrenza al ribasso favorita da un’economia traballante?
Le difficoltà sicuramente ci sono, soprattutto per chi come noi avendo iniziato a produrre in un periodo storico già complesso a causa della pandemia e ha scelto di vendere solo online. Notiamo però un grande aumento di interesse per i brand emergenti che hanno piccole produzioni con pezzi unici e limitati di quantità. In un’epoca in cui trovare tutto a poco prezzo diventa incredibilmente facile e veloce, avere il coraggio di attendere e acquistare un capo consapevole sicuramente dà già una grande scrematura al target che sceglie questo tipo di prodotto.
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