Il titolo di questo articolo in realtà dice pochissimo rispetto agli argomenti che tratteremo oggi. Soprattutto non vi dice che questo articolo non lo scriverò da sola. Data la complessità dell’argomento ho deciso di farmi dare una mano da una persona che è mia amica ma è anche moltissimo bravissima quindi perfetta per chiarirci alcune cose. Continuate a leggere così scoprirete tutte le sorprese.
Che ne dite di iniziare?
Aaaallora partiamo dall’argomento chiave: le collaborazioni nel mondo della moda. Sto parlando di quando due aziende/maison/brand si uniscono per creare una collezione comune che esprima i valori e l’estetica di entrambe le realtà. Nella moda ce ne sono tante ogni anno, a portare in trend le collaborazioni sono stati in realtà i brand streetwear che hanno visto nell’unione delle forze una soluzione fantastica sia umanamente parlando che economicamente: le vendite spesso sono state stellari. Facile a farsi con capi sportivi che vanno firmati con etichette e stampe. Più difficile per brand con un heritage, una storia e uno stile più complicato ed impegnativo. Ma nessun ostacolo è stato insormontabile perché il lusso ha deciso che queste cose vanno bene anche per lui e che quindi in ogni caso va trovato un modo per.
Gucci & Balenciaga
Qualcuno ha trovato un modo e si tratta, a mio modestissimo e poraccissimo parere, di un’unione che farà la storia. Sto parlando di quella cosa bellissima successa tra Gucci e Balenciaga che non è una collab ma un hackeraggio, come l’hanno definito loro. Non ve ne parlo, ho già scritto tutto qui (potete guardare la sfilata qui) ma vi spiego soltanto un fattore per nulla trascurabile. L’unione di due marchi che cercano entrambi un’estetica non canonica è qualcosa di necessariamente epico ed efficace poichè mosso non solo da un’ottima strategia di marketing ma anche dall’identità dei due marchi e dei designer dietro di essi che sono tra l’altro affini anche nella vita. C’è quindi uno spirito di unione autentico oltre ai numeri e alle vendite a rendere unico questo evento. Parliamo di due brand che godono di un hype pazzesco in questo momento perciò non hanno probabilmente bisogno che uno dei due spinga le vendite dell’altro. Piuttosto le spingono insieme per un pubblico pronto a grandi scossoni.
Quindi abbiamo capito che le collab possono prendere forme piuttosto diverse ed evolversi in base alle esigenze o alla creatività. Abbiamo anche capito che non nascono per far divertire insieme due amici. Per capire quali altre motivazioni possono nascondersi dietro mille cose bellissime e costosissime parliamo di un’altra collab…anzi di uno swap che ha visto protagonisti due brand italianissimi.
Fendace: cosa c’è dietro?
Yeeeesss sto parlando di FENDACE, l’evento che ha illuminato una Milano Fashion Week abbastanza mediocre e che io ho visto il giorno dopo perché a mezzanotte di quel giorno era il mio compleanno quindi anche no. Però però però mi sono dovuta rifare ma soprattutto in questi giorni ho cercato di ascoltare qualsiasi voce in merito per farmi la mia idea sulla collab e riportarla a voi con spiegazioni sensate. So che l’argomento vi piace quindi leeet’s go.
FENDACE significa che Donatella Versace disegna la capsule per Fendi e Kim Jones quella per Versace. I direttori creativi si sono scambiati le parti per interpretare l’uno il brand dell’altro. Fendi è una maison romana diretta ancora dalla stessa famiglia che l’ha fondata (Silvia Venturini Fendi si occupa dell’uomo e degli accessori) con una fama dovuta alla pelletteria e alle pellicce. Versace parte dagli stessi presupposti con Donatella che ha preso il posto del fratello Gianni. Versace è un brand famoso per le stampe e uno stile sexy e sfrontato ma anche per aver dato alle top model l’identità che hanno ancora oggi. E’ una realtà ben inserita nell’industria musicale, soprattutto tra i rapper gode di una profonda stima per la simpatia che il marchio ha sempre dimostrato nei confronti della cultura Hip-Hop. Fendi e Versace partono da due realtà famigliari simili ma si snodano poi in due esperienze completamente diverse ma prima di parlare di questo guardiamo da vicino la collezione per capire come è stata costruita. I capi ci aiuteranno a leggere ancora meglio tra le righe. La collezione si divide in due parti, una per ogni swap con i tempi scanditi dai due loghi che si alternano su muri d’erba. Vediamo comparire abiti ispirati a creazioni iconiche di Gianni Versace e anche la classica stampa del marchio con tanto oro, tantissimo. In realtà ne compaiono tante di stampe, per lo meno le più iconiche mixate al classico monogram Fendi nel tessuto zucca che diventa l’orlo di capi o il corpo centrale di una borsa. Di Versace compare la Medusa, le stampe e il lettering. Di Fendi invece il logo ovunque, qualche capospalla e le linee pulite di alcune proposte. In generale la collezione è molto eccentrica, audace e sfrontata con rimandi netti ai primi anni 2000 e in generale richiama alcuni modelli proposti negli anni dai due brand. A me piace perché la sobrietà non fa per me e a mio parere un evento così non può essere minimal. Ci vuole qualcuno che urli in passerella, per come siamo ora rischiamo di passare dall’eleganza all’apatia in qualche anno. In generale, anche se dovesse non piacere, mi sento di dire che questa collezione è studiata per spingere i due marchi nell’hype con pezzi completamente immersi nei trend contemporanei. Poco fashion tanti soldi: pensate che figata avere una borsa che unisce un logo celebre con le stampe più famose del mondo. Zero rischi, 100% successo.











Quanto somiglia all’unione tra Gucci e Balenciaga? Tanto ma sono stati furbi a comunicarla in modo diverso. Poca meno furbizia c’è stata invece nei contenuti: Secondo qualcuno Gucci Aria sembrava molto più piena di concetti e Fendace è una collezione che punta troppo sul logo. Io non dico nulla preferisco che ognuno si faccia la sua idea, anche perché a mio parere si tratta solo di gusti e poco di differenze: tutto è fatto per essere venduto c’è solo chi lo dice meglio!
Quello che voglio invece dire riguarda i motivi che potrebbero aver spinto Donatella e Kim a disturbarsi così tanto da viaggiare in continuazione in giro per l’Italia per realizzare questa collezione. Ho letto e visto tantissimo per arrivare alla mia conclusione finale e sono quasi convinta di aver trovato la mia versione dei fatti. Più o meno è questa: Fendi aveva bisogno di una mano. Pensateci un attimo: nuovo designer dopo Karl Lagerfeld; un’azienda che nasce con pelli e pellicce che deve sopravvivere alle ondate green che ormai hanno coinvolto (per fortuna) anche la moda. Non sono cosine da poco da gestire. Versace invece vive un momento fantastico della sua storia anche grazie alle ottime scelte. La scelta dei/delle testimonial è un’elemento fondamentale. Diciamo anche che nella scorsa collezione per la prima volta Donatella ha coinvolto una modella plus size nella sua sfilata e mi sembra un tantino tardi, ma alla gente non gliene è fregato proprio niente perché hanno acclamato Versace come sempre. In pratica Fendi < Versace e secondo me il secondo poteva volere un pezzetto di fama assicurata del primo. Con questo non voglio sminuire Kim che è un talento ma la prima collezione presentata a me è piaciuta ZERO e non posso negarlo. Il pubblico pure non l’ha accolta proprio con entusiasmo e Silvia Venturini Fendi si sarà allarmata. L’ultima collezione di cui vi ho parlato qui non è stata una bomba ma alcuni capi erano veramente fatti ben. Però a quanto pare non è stato abbastanza, o almeno ipotizzo che sia così. Diciamo che è anche normale che Mr Kim Jones debba abituarsi al nuovo ruolo e farsi strada quando il tuo predecessore ha un nome che pesa tonnellate. Potrei sbagliarmi ma a me sembra una mossa di salvataggio sotto forma di sinergia per far emergere il lato figo e cool di tutte e due le parti, solo che una delle due era figa già prima.
Per capire meglio le dinamiche di questa collaborazione è però necessaria un’analisi più pertinente dal punto di vista strategico. Quindi ho invitato qui su Soup. a scrivere dell’argomento Giovanna Fusco che è un’amica preziosa prima di tutto, e poi anche una che sa il fatto suo in materia.
Sono estremamente felice di essere qui ospite di questo prezioso spazio della mia Amica e collega, mi auguro di essere alla sua altezza.
Gaia ha praticamente spiegato nei dettagli la collezione nata dal connubio di Fendi e Versace, noto con il nome di FENDACE. Data la mia professione, non posso non soffermarmi su un’analisi più strategica e comunicativa, tentando di rintracciare pro e contro di tale unione.
Kim Jones, insieme a Silvia Venturini Fendi e Donatela Versace, mette in atto un gioco di ruoli inusuale e sorprendente, in tutti i sensi, ma procediamo per gradi.
Le collaborazioni non sono assolutamente una novità nel mondo moda, in quanto da sempre siamo stati abituati a vedere brand diversi unirsi; in questo caso Fendi e Versace sono molto simili tra loro e la motivazione, oltre a quella già citata da Gaia, risiede nella volontà dei due marchi di trarre profitto, in termini di business aziendale e di immagine.
Ma non solo… C’è un forte desiderio di espansione e di riposizionamento: successivamente alla scomparsa di Karl Lagerfeld, infatti, Fendi tenta il rilancio; ugualmente Versace, dopo la vendita alla holding di Capri nel 2018, vuole ingrandirsi e aumentare la propria attività.
Da un punto di vista comunicativo l’idea della cooperazione è ovviamente positiva e non è sicuramente estranea alle logiche di marketing. C’è un reciproco vantaggio commerciale e di notorietà grazie a cui è possibile aumentare la brand reputation, la base di clienti, la quota di mercato, il valore percepito e molto altro. In questo caso si va ben oltre la semplice collaborazione, c’è un’evidente interruzione, rottura di schemi e di ordini prestabiliti, per lasciare spazio ad un affascinante gioco creativo.
Inoltre non possiamo ignorare che l’evento ha celebrato un ritorno ai loghi e al loro ruolo, rafforzandone il potere, con la trasformazione della doppia F di Fendi nel pattern greco di Versace su quasi ogni look.
Lato social sia Versace e Fendi si sono dati da fare: a partire dall’hype, passando per la diretta sincronizzata e super apprezzata, il risultato è stato positivo, dobbiamo ammetterlo.
E allora cos’è che ha fatto spegnere quell’appeal iniziale?
Sembra che l’obiettivo sia stato un po’ confuso e, forse, a causa dell’euforia e della fretta di volere un effetto shock: ciò ha permesso di dare una nuova energia creativa ma di non tener conto di elementi chiave. Probabilmente, non parlando la stessa lingua e rivolgendosi ad un pubblico diverso, il messaggio rischia di essere travisato o di non raggiungere il target prefissato.
L’interrogativo è: oltre a vendere dei capi, sicuramente interessanti e appetibili, questa collaborazione continuerà?
Chissà, staremo a vedere.
Sicuramente questo è un argomento su cui riflettere soprattutto alla luce di queste analisi. Se vi state chiedendo “perché ce ne parli proprio ora?”. Non sono arrivata tardi sulla notizia e non ho seguito l’onda di tutti i blog e i canali Youtube che ne parlano. Semplicemente, oltre a vedere la sfilata, non pensavo ci fosse molto da approfondire.
Fendi X Skims
La mia idea è cambiata quando ho letto un’altra notizia piuttosto sorprendente: Kim Kardashian ieri su Instagram ha lanciato una bomba: una collab tra FENDI E SKIMS. Avete letto benissimo, Skims: il brand di shapewear, loungewear e altro di Kim Kardashian. Dopo questa notizia ho pensato che il piano di Fendi in realtà potrebbe essere molto più ampio. Da lì mille domande mi sono sorte spontanee: che cavolo ci fa Fendi con Skims? Potrebbe questa mossa avvicinare molto la strategia di Fendi a quella di Balenciaga? Il brand diretto da Demna Gvasalia ha deciso di essere partner sia di Kanye West, per diversi listening party del suo ultimo album Donda, sia di Kim Kardashian vestendola da capo a piedi per non so quanto tempo. Così facendo ha scelto una celebrità sull’onda del successo che sta per iniziare un nuovo reality, una bellezza costruita e diversa da quelle europee, una coppia che effettivamente si è “scoppiata” XD, e una persona che è sempre stata associata alla superficialità e alla tv trash. Per non aggiungere l’infinito drama e spetteguless intorno a questa donna che è il sogno di leggerezza di tutte noi, anche di quelle che non lo ammettono. Balenciaga è un brand unico nel suo genere e Demna Gvasalia sta davvero mostrando al mondo che la moda può non avere pregiudizi, e se dovesse averli possono essere ironicamente smontati.
Fendi ha però una storia diversa….quindi secondo me questa collab sarà davvero un evento da tenere d’occhio! Per ora abbiamo la data di uscita e le prime foto della Kardashian che indossa alcuni pezzi, Vi lascio qui il suo post, giusto per farvi desiderare i collant e il top nella prima foto.
Per capire questa collab dovremo sicuramente aspettare l’uscita e ci aiuteranno il numero e la tipologia di pezzi proposti, il prezzo e la comunicazione intorno ma vi dico già che la campagna è prettamente sportswear e che il fotografo non l’hanno trovato per caso sulle scale dell’atelier. E’ Steven Meisel!!!!!!!!! A quanto pare la priorità sono i grandi nomi ahhahhaha
Per non ammorbarvi vi lascio, ci aggiorniamo presto e…lasciate qualche commento please così possiamo avere discussioni interessanti!
Ringrazio ancora Giovanna per questo intervento preciso e interessante sull’argomento ❤ vi lascio anche una sua bio quì sotto così potete conoscerla meglio e seguirla!
KIss Kiss #souptheblog

Sono Giovanna, Social Media Manager e consulente Marketing e Comunicazione.
Dopo gli studi classici mi sono trasferita a Roma per cominciare quelli universitari, conseguendo la laurea triennale in Scienze della Moda e del Costume, ove ho avuto la grande fortuna di conoscere Gaia, e quella magistrale in Organizzazione e Marketing per la comunicazione d’impresa alla Sapienza.
La capitale ha rappresentato un po’ una seconda casa: ho conosciuto persone, ho visto luoghi meravigliosi e, soprattutto, ho avuto la possibilità di avvicinarmi concretamente al mondo del lavoro grazie ad un tirocinio in RAI, occasione fondamentale per me di crescita. Da diversi anni sono ritornata nella mia amata Campania per motivi professionali, lavorando presso due strutture ricettive come Responsabile Marketing prima e come Social Media Manager poi. Da anni scrivo per un magazine online di moda e ciò mi ha consentito di partecipare alle sfilate milanesi, appuntamento ormai fisso per chiunque sia appassionato del settore. Da dicembre 2019, invece, ho iniziato a collaborare con un quotidiano regionale, redigendo articoli legati in particolar modo al marketing e alla comunicazione.
Oggi, dopo un master in Comunicazione, Social Media e Web Marketing e continui corsi di formazione, condivido con chi mi segue, attraverso i miei canali, notizie, osservazioni e spunti utili (mi auguro) su questo mondo così affascinante quanto ancora sconosciuto. In particolare, ogni giovedì, analizzo strategie connesse al tema del Neuromarketing, a cui mi sono legata un anno fa e dal quale non mi sono più separata.
Grazie alla mia splendida Amica e Professionista Gaia per questo spazio ❤
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