MetGala 2021. Look belli, look significanti.

Per la prima volta quest’anno il Met è stato seguito in diretta da streaming da tutto il mondo grazie all’iniziativa con Vogue che ha permesso a fan e non solo di seguire i red carpet. Io ho seguito parte della diretta ed ero sicura che non sarei riuscita a vedere le interviste a Rihanna visto che arriva sempre, incredibilmente, elegantemente e sfacciatamente in ritardo. In realtà ho perso anche qualche altro look e ho recuperato stamattina sui social per potermi poi mettere a scrivere qualcosa di diverso dal solito reportage ma diverso anche dai sondaggi sui social, dai giudizioni lanciai a caso dall’alto del nulla. Scriverò qualcosa di diverso perchè a colpirmi non sono stati gli abiti (alcuni bellissimi ma una manifattura incredibile e criticati solo perchè troppo “visti” o poco “oustanding”) ma i simbolismi nascosti dietro ad essi. Insomma qualcuno si è impegnato davvero e con qualcuno intendo pochi.

Bellissimi i rimandi di alcune star, la creatività applicata al tema è stata notevole in alcuni casi soprattutto da parte dei designer che hanno veramente spaccato. Parlo di Versace x LilNasX che ha portato sul tappeto rosso 3 abiti in uno rappresentando l’opulenza americana, la forza di un paese di cui si fa carico un’armatura dorata e la versione sexy degli States con la fase finale del look, una tutina più che luminosa.

Parlo anche del tributo al denim di Lupita Nyongo o di Dan Levy in Loewe. Mi è piaciuto come Dundas ha rappresentato l’America attraverso lo sport dando a Ciara (stupenda da sempre) il compito di raccontare questa storia.

Poi ci sono stati degli abiti semplicemente belli, anzi alcuni bellissimi che non accetto che vengano criticati semplicemente perchè… boh non lo so perchè. Magari a gusto personale possono non piacere indossati su una determinata celebrity ma sono pezzi d’arte creati per l’occasione da un team di artisti che non merita opinioni ma complimenti. Per quelli brutti invece potete dire tutto XD. Per abiti belli intendo quello di Givenchy per Kendall Jenner ispirato ad un abito realizzato dalla maison per Audrey Hepburn. E’ un abito incredibile. Vi lascio nello slideshow qualche altro abito molto bello, ne avrò sicuramente dimenticato qualcuno ma questi sono quelli che a memoria mi hanno entusiasmato.

Alcuni uomini si sono difesi piuttosto bene, quello che ho notato con piacere è che in molti hanno deciso di rivoluzionare i classici tuxedo aggiungendo dei tocchi streetwear oppure degli accenni più decadenti, altri li hanno resi più creativi con dei tessuti tipicamente femminili oppure chiaramente ispirati alla moda Ottocentesca. A regnare per me tra tutti è Virgil Abloh ma ho apprezzato tanto anche Lewis Hamilton e Timothée Chalamet.

Simbologie a confronto: Rihanna, Kim Kardashian, Billie Eilish.

Veniamo al dunque e parliamo di cose serie. Il tema del Met di quest’anno è stato
In America: A Lexicon Of Fashion e diciamo che la decisione è stata piuttosto audace visto che l’America sta attraversando (di nuovo) un periodo piuttosto tumultuoso della sua storia, senza citarvi tutti gli episodi avrete già capito di cosa sto parlando. Bene, nel mezzo di questo casino totale il Gala della moda per eccellenza si propone di celebrare la moda americana ed ero abbastanza sicura che da parte di qualche coraggioso ci sarebbe stati dei segnali di vita.

Rihanna

Parto dall’inizio e forse dall’abito più semplice da esplicare. Rihanna è stata attesissima come sempre e stavolta è arrivata accompagnata da Asap Rocky, lui in tutto questo c’entra pochissimo. Lei invece è arrivata in un abito Balenciaga con rouches abbinato ad un beanie nero indossato su un copricapo scintillante. I gioielli che hanno illuminato il look erano di Bulgari e Thelma west. Un total black ricco nei volumi che però risente visibilmente di una sola grande corrente di stile: lo streetwear americano. L’abito sembra più un bomber oversize che un abito da sera e il beanie parla chiaro. C’è però spazio per i gioielli e per qualche accenno (a parer mio) ai Roaring Twenties ma tutto l’outfit urla al riconoscimento di una sorta di diritto d’autore a quella comunità che ha creato uno stile che sopravvive alle epoche e che parla di strada. Una comunità che oltre le ben conosciute discriminazioni ha subito anche l’usurpazione di una propria creazione da parte dei “grandi”. In pratica io ci ho letto una legittimazione e non sono stata l’unica.

Kim Kardashian

Se c’è qualcuno che può presentarsi irriconoscibile ad un evento ed essere comunque riconosciuta e celebrata quella è Kim. Per Kim il Met cade nel bel mezzo del successo di Donda, il nuovo album di Kanye West, che non si sa se sia ancora suo marito o no, e di tutti i listening party che hanno visto protagonisti i due ma anche Balenciaga come brand partner. Proprio Balenciaga, anzi Demna Gvasalia, ha coperto di nero la Kardashian dalla testa ai piedi. Stessa cosa anche per Kanye che si è presentato con un outfit total black piuttosto rilassato per l’occasione, ma l’effetto mediatico è stato tutt’altro che rilassato. Se c’è una famiglia in tutto il firmamento delle stelle americane che ha fatto dell’immagine, dei volti, della cura di sè e della chirurgia un forza e una vera e propria identità questa è proprio la Kardashian/Jenner family. Stiamo parlando di star di un reality basato sulle loro vite che hanno investito gran parte dei loro (tantissimi) soldi nell’industria beauty e fashion. Kim è stata pr gran parte della sua vita la Selfie Queen indiscussa. Tutto questo che vi ho raccontato va necessariamente in contrasto con l’immagine vista ieri di una Kardashian completamente irriconoscibile con dei capelli infiniti e liscissimi che ha sollevato più hype di Supreme da sempre. Semplicemente coprendo tutto quello che finora è stata la sua identità, la sua forza. Potrebbe essere solo tutto frutto del solito iter mediatico tipico della sua famiglia ma quello che Kim ha fatto ieri al Met Gala 2021 è stato negare la celebrità e l’identità nel senso assoluto (e americano) del termine. Se abbia voluto lei centrare questo messaggio o se sia solo prestata ad un disegno più grande è impossibile stabilirlo, ma finalmente si parla di lei come parte di un messaggio piuttosto che come la negazione assoluta di pensiero. Il look alla luce del suo simbolismo diventa impossibile da giudicare ma comunque è Balenciaga, io lo metterei pure domani.

Perché questo Met nonostante il poco estro creativo è stato interessante? Perché incredibilmente sullo stesso tappeto abbiamo visto passare due antitesi, due modi diversissimi di approcciare all’America e al modo americano di calcare la fama. Vi anticipo già che incredibilmente a farsi carico della tradizionale immagine di “bella del ballo” è stata Billie Eilish, e io non potevo crederci.

Billie Eilish

Stavo seguendo la diretta di Vogue quando l’ho vista arrivare in un abito rosa in tulle vaporoso dalla gonna ampissima. Bellissima nel suo nuovo biondo con una pettinatura che urlava Marilyn ad ogni sguardo ed un make-up elegante e magnetico. Billie Eilish ha avuto la fortuna di indossare da giovanissima un abito realizzato per lei dal team di Oscar de la Renta, già il nome è un sogno. Era tutto bellissimo e fiabesco ma per chi non ha conosciuto Billie dall’ultimo album e dalle ultime apparizioni mediatiche, stampa compresa, suona tutto strano e nuovo. Quando si è avvicinata alle telecamere di Vogue è stata intervistata da Keke Palmer che le ha ovviamente espresso il suo stupore chiedendole come fosse arrivata dai suoi look streetwear e spesso oversize e androgini a un’apparizione del genere. Billie si sente finalmente pronta di mostrare il suo corpo e di mostrare la sua femminilità senza il timore di non sapersi accettare. E’ uno dei miei personaggi preferiti del momento, non tanto per la sua immagine quanto per la sua arte incredibile e anche per il suo modus operandi spontaneo e “out of the box”. Tutto il suo anticonformismo estetico è sparito ieri sera per far spazio alla sua nuova consapevolezza di donna. Felice per lei ma anche no. Se l’obiettivo finale di una ragazza vestita in felponi e tute enormi è quello di diventare Marilyn forse stiamo andando nella direzione sbagliata (parlo sempre di immagine, l’unica cosa che mi compete…e di simbologia degli abiti). In termini di moda e di creatività si può fare molto di più per una ragazza che ha capito il suo corpo e ha connesso la mente alle curve. Voleva sorprendere e ci è riuscita, forse non nel modo che speravamo. Ma il suo percorso estetico era già stato annunciato dalla cover per Vogue UK e in fondo ogni ragazza ha il diritto, se lo desidera, di indossare un abito enorme da gran ballo e sentirsi stupenda. Spero che però per sentirsi stupende non serva necessariamente un abito enorme o un’immagine vecchia quanto il cinema.

C’è però un messaggio bellissimo dietro la collaborazione con Oscar de la Renta: Billie Eilish avrebbe accettato di indossare l’abito solo se l’azienda fosse diventata fur free.

Breve storia felice: ci è riuscita!!! La notizia è stata annunciata oggi sui social

Fonte immagini: the Cut

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