Supreme/Emilio Pucci: due facce della moda sotto la stessa stampa

So che è passata davvero taaanto tempo dall’ultimo articolo, ma ci tengo a darvi contenuti di qualità e a parlarvi di notizie davvero interessanti. Tutte le altre potete leggerle ovunque 😛 . Just kidding! L’ultimo articolo pubblicato è stato quello a proposito di #GucciAria per la rubrica “Cosa la gente non ha capito della moda” che potete rileggere qui. Oggi invece siamo nella sezione News del blog e vi parlerò di una collaborazione che sta già facendo discutere.

Piccolo indizio: è un incontro di fantasie e colori applicati a capi streetwear. Unisce il savoir fare di un’azienda nata nel 1947 al genio commerciale del brand più chiacchierato degli ultimi anni. Ok, non vi faccio attendere oltre. Avete già sentito parlare della collab Supreme/Emilio Pucci? Sicuramente si, ma prima dell’uscita della capsule di 14 pezzi voglio svelarvi già qualche modello in anteprima. La collezione sarà disponibile nei negozi Supreme, su supremenewyork.com e su emiliopucci.com.

Vi starete chiedendo perché ho deciso di parlarvi di questa collab e no, la risposta non è “perché tutti parlano di Supreme”. Infatti vorrei iniziare parlandovi dei due marchi, delle storie così diverse per arrivare alla loro unione cercando di capire quali dei due marchi si è avvicinato più al mondo dell’altro.

Emilio Pucci fonda la sua omonima maison nel 1947 e il suo successo è praticamente immediato. Guadagna molto presto l’appellativo di “Prince of Prints” dalla stampa internazionale e riesce a diventare lo stilista di riferimento del jet set internazionale. Per farvi capire il suo impatto posso dirvi che Marilyn Monroe fu sepolta in uno dei suoi abiti. Dopo la sua morte la direzione del brand passa alla figlia Laudomia Pucci. Sul trono Pucci si susseguono vari direttori creativi che danno diversissimi interpretazioni del brand, alcune molto consapevoli dell’importanza del colore e delle stampe per il marchio Pucci. Dal 2017 il marchio si avvale di un team interno che rafforza con la presenza di guest designer. Tomotoka Koizumi è l’ultimo designer ad essersi unito al team Pucci e il risultato è magnifico. Il tratto più forte nello stile Pucci? Lo sport. Emilio Pucci era uno sportivo e non si può prescindere da questo, ha reso l’identità del brand ancora più riconoscibile e quello che davvero ha fatto la differenza negli ultimi anni è stato un “ritorno” più forte a qui tratti essenziali e sportivi nelle collezioni.

Alla fine di questa (breve) storia forse le due realtà vi sembreranno molto meno diverse e più compatibili. Nonostante Supreme sia nato nel 94 per mano di James Jebbia, americano che ha vissuto in Inghilterra per lavorare da Stüssy e che voleva fare abbigliamento da skater. Dalle star del jet set alle strade di New York il punto di unione è piuttosto difficile da vedere, eppure funziona tutto ora che abbiamo scelto di vedere nelle differenze un punto di forza (ancora non abbastanza).

Che ne dite di passare alla collezione? Come vi ho accennato si tratta di 14 pezzi realizzati utilizzando due stampe d’archivio Pucci: Tulipani (1965) e Fantasia (1970). Tra i pezzi proposti ci sono anche completi sportivi water-resistant in nylon, camicie e t-shirt con loghi stampati e ricamati, hoodie abbinato al pantalone, un completo da calcio. In tutti questi modelli sportivi compare anche una giacca smoking di seta. Completano la collab gli accessori che i veri Supreme-lovers vedranno come oggetti di culto. Vi lascio quì una gallery still life per scegliere già i vostri articoli preferiti 😉

Colpiscono le stampe raffinate applicate su capi casual e streetwear/sportswear così come i loghi accostati a fantasie Pucci. Andando oltre gli abiti e parlando della comunicazione sicuramente mi ha colpito la campagna pubblicitaria scattata da David Sims composta da foto lifestyle ovvero che mostrano soggetti indossare con naturalezza i capi in una situazione rilassata e spontanea di vita quotidiana. Le luci calde, i modelli ritratti in situazioni spontanee nel comfort di una casa. Chi guarda è coinvolto nella scena ed entra in uno stile di vita comunicato con forza ma senza ostentazioni.

Cosa pensate della collezione? E della campagna invece?

Fatemelo sapere nei commenti

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