Cosa la gente non ha capito della moda: #GucciAria è più di quello che vi hanno raccontato

Non si è parlato d’altro per giorni: dall’uscita dello show digitale Gucci Aria dedicato ai 100 anni della maison c’è stato un susseguirsi incredibile di notizie. Hype come se non ci fosse un domani. Come se non avessimo mai visto qualcosa di simile prima. In realtà la maison Gucci e il genio di Alessandro Michele ci avevano già deliziato con la serie da 7 episodi uscita su YouTube qualche mese fa ( se non l’avete vista rimediate subito quì) eppure nessun precedente ha sottratto la doverosa attenzione all’ultimo evento della maison. Ad alimentare l’entusiasmo relativo al centenario di Gucci non è stato solo il numero a 3 cifre, o la strategia di comunicazione scelta, o le decisioni prese da Alessandro Michele riguardo le passerelle. la vera news è la partecipazione al progetto di un altro creativo dalla mente affascinante. Demna Gvasalia, classe 81, è il direttore creativo di Balenciaga già da qualche anno. La sua prima collezione per la maison fondata da Cristobal Balenciaga è stata quella per l’Autunno Inverno 2016. Il suo nome dice anche altro, anzi molto altro: VETEMENTS è il suo marchio personale. Gvasalia+Michele= Gucci Aria. Semplicemente l’unione di due creativi formidabili con un tocco di Tom Ford e un bel pò di storytelling.

Non voglio svelarvi tutto subito, quindi apro una piccola parentesi per spiegarvi perché ho deciso di parlare di questo evento di cui hanno già parlato tutti. Lo so, avete letto tutto, sapete tutto e non ne potete più. Ma vi assicuro che c’è ancora qualche riga che vale la pena scrivere.

Ho deciso di trattare l’argomento #GucciAria nella rubrica “Cosa la gente non ha capito della moda” perchè leggendo le notizie uscite online e guardando i contenuti creati dagli appassionati e dagli addetti ai lavori sui social mi sono resa conto che quello che è stato detto non è abbastanza. Che la collezione sia bellissima e contemporanea lo sappiamo, basta guardarla. Gli abiti sono quasi un mezzo, portano un messaggio che racconta la storia della maison Gucci, dell’hackeraggio di Balenciaga e di una moda che finalmente sa adattarsi ai tempi davvero.

Eppure ci sono degli elementi che sono passati inosservati ma a mio parere fondamentali per leggere il fenomeno.

Oltre il marchio

Partiamo dalla storia raccontata. Alessandro Michele spiega anche nel video behind the scenes (che trovate quì) che la sua volontà è sempre stata quella di ripercorrere la storia di Gucci partendo dall’iconico The Savoy Hotel di Londra, in cui Guccio Gucci lavorava come liftboy, fino ad arrivare alla sua versione moderna del marchio che comprende scelte insolite e una abbondantissima dose di contemporaneità rappresentata in questo caso dall’aria stessa e dal ricongiungimento con la natura. Non bastava però raccontare una storia già vissuta, serviva un punto di rottura.

E uno spirito sovversivo che permettesse al direttore creativo di portare in passerella la borsa di un altro marchio.

Solo a leggerlo sembra assurdo e invece è quello che ha funzionato: rompere i limiti del marchio creando una moda fluida che risenta dell’ispirazione artistica piuttosto che del nome e dell’heritage.

La musica

Avete fatto caso alla musica guardando lo show? Io per deformazione professionale non ho potuto farne a meno. Il rap è stato protagonista assoluto di #GucciAria e in particolare tutte quelle canzoni e quelle barre che parlano del brand. Se nessuno ve ne ha parlato lo farò io perchè è importantissimo leggere ogni piccolo elemento affinché sia chiaro il messaggio finale. Se per i 100 anni di Gucci Alessandro Michele voleva in un certo senso ripercorrere una storia affascinante non si può di certo non citare l’apporto che la cultura Hip-Hop ha dato al marchio rendendolo uno dei più ambiti dalla comunità fedele a questa cultura.

– Ci sono almeno 31 album che contengono Gucci nel titolo;
– quasi 500 canzoni vantano la parola Gucci nel testo
– alcuni, come Gucci Mane, hanno fatto del nome del marchio la propria identità.

La colonna sonora è stata mixata da Lawrence Rothman e scelta da Alessandro Michele.

Le ere di Gucci

Volete scoprire a quale era del marchio appartengono gli elementi presentati in #GucciAria? Eccovi accontentate/i!

I richiami al mondo equestre riportano alla luce le origini di Gucci e compaiono in abiti e accessori che si compongono anche dell’equipaggiamento da ippica. Lo stivale è già iconico ed è presentato in diverse varianti. Gli elmetti riportano il nome del Savoy.

Le linee eleganti, pulite e sensuali sono da attribuire all’era Tom Ford che si esprime anche con una spiccata sensualità data dalle trasparenze. Il tutto alterato dall’intervento di Balenciaga che è stato a mio parere decisivo perchè alcuni pezzi fossero semplicemente spettacolari.

C’è tanto VETEMENTS

Iniziando dal lettering Balenciaga che compare sull’amatissimo completo brillante che è già virale ci imbattiamo nei capi con pattern logato che più che Balenciaga dicono Vetements. Il pantalone in stile leggings, le sovrapposizioni che rendono la pelle invisibile portano la firma Gvasalia più pura che ci sia…e il risultato è meraviglioso. La firma Balenciaga è invece perfettamente leggibile oltre che nella borsa (che resterà il simbolo di questa unione) anche nelle scarpe che sono le amatissime e odiatissime Pumps Square Knife.

Portate spesso accanto al petto o con le mani congiunte le clutch a forma di cuore anatomico sono permeate di un forte simbolismo così come tutta la collezione. La passione che guida la maison è profonda e palpita.

Beauty

Divertitevi a cercare i momenti in cui la parte beauty del marchio compare in passerella. Dalla piccola pausa per indossare il rossetto al momento in cui viene spruzzato il profumo. Make-up e beauty escono dal backstage e ogni dimensione si fonde. così come quando cambiano le inquadrature e per pochi secondi si prova la sensazione di camminare con modelle e modelli verso la postazione fotografi.

Alessandro Michele ci ha tenuto a specificare che Aria è un party. Ma anche che adesso noi un party nel senso classico della parola probabilmente non ce lo meritiamo. L’epilogo mostra la festa che ci aspetta: è una celebrazione insolita che comprende la natura come scenario, l’aria (che ormai respiriamo solo se filtrata) come protagonista e le foglie come elemento sacrale:

“A queste creature, la mia lode.
Al loro essere fragili e vulnerabili. Alla loro capacità di rinnovarsi e tornare a vivere dopo che l’inverno è passato.”

Alessandro Michele

2 pensieri riguardo “Cosa la gente non ha capito della moda: #GucciAria è più di quello che vi hanno raccontato

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