Upcycling: cosa significa, come nasce e perchè.

Ve ne ho parlato spesso sulle Instagram stories di @restyled_by_g ma vale la pena approfondire l’argomento.

UPCYCLING: uno sconosciuto per alcuni/e, un’idea abbastanza vaga per altri/e.

In realtà è un concetto semplicissimo espresso da una parola inglese che non ha una traduzione letterale in italiano nonostante l’upcycling appartenga alla cultura del bel paese da sempre. Non mi dite che non avete mai sentito i vostri nonni raccontare di cappotti sfoderati e girati al contrario per far sì che potessero sfruttare il capo al massimo. Anche gonne e pantaloni venivano accorciati, allungati o modificati a seconda delle tendenze. Perché? Stiamo parlando degli anni delle grandi guerre e dell’Italia frugale quando povertà e concitazione politica inondavano città ma soprattutto i piccoli centri. Passare gli abiti di figlio in figlio o di figlio in nipote era una pratica piuttosto usuale, quasi naturale direi.

Quindi anche se upcycling non è una parola italiana potrei ritenere i miei nonni o i miei bisnonni pionieri di uno stile di vita che torna in un momento storico altrettanto particolare.

Ora partiamo da un postulato fondamentale: se pensate che riutilizzare, riciclare, reinventare, ripensare, rivalorizzare sia “roba da poveri squattrinati che fanno finta di essere creativi per non comprare una maglia nuova” o che “il vintage, l’usato, il riciclato non abbia un buon odore” ( trascrivo cose che ho sentito dire, giuro!”) chiudete l’articolo, non siete nel posto giusto. Se invece vedete un dinosauro in una nuvola: benvenuti!

Per spiegarvi meglio il significato di Upcycling partirò dalla traduzione della parola stessa e dalle differenze con altre parole che sono sue sorelle ma non gemelle.

Up-cycling : the activity of making new furniture , objects, etc. out of old or used things or waste material (dal Cambridge). Il prefisso up- inoltre sottintende una condizione di innalzamento figurato, ovvero di miglioramento. Reverso Context traduce la parola semplicemente come. RICICLO CREATIVO. Sintetico, iconico…ma non esattissimo.

Vi spiego perchè:

  • il Riciclo prevede una serie di attività piuttosto costose affinchè un materiale o un oggetto possa arrivare alle condizioni di essere riutilizzato per diventare altro. Spesso sono richiesti materiali e tecniche specifiche con numerosi passaggi.
  • l’Upcycling è un’attvità meno costosa e macchinosa, spesso piuttosto artigianale e che non richiede macchinari necessariamente industriali. Nella moda è un’attività che può essere svolta anche per piccoli numeri con la possibilità di mantenere l’artigianalità delle lavorazioni.

Stabilite le differenze ci tengo a dirvi che il riciclo rimane un’attività fondamentale affinché ogni settore produttivo riesca a produrre nuovi prodotti con meno impatto ambientale. Molti non sono d’accordo ma io le vedrei come due attività piuttosto affini.

Vi sembrerà roba da sarte ma in realtà l’upcycling deve la sua fama al mondo dell’arredamento, delle home furnitures. I designer d’interni sono stati probabilmente i primi a dare sfogo alla propria fantasia trasformando oggetti usati in altri oggetti più belli, affascinanti ed etici che sono diventati in alcuni casi pezzi di design bramatissimi. Ma sono comunque secondi alle nonne e alle sarte di paese! 😀

Entriamo nello specifico del mondo del fashion. Upcycling nella moda significa prendere capi vecchi, démodé o con di difetti e modificarli per migliorarli, arricchirli, ripararli o trasformali in altro. Ad esempio per @restyled_by_g trasformiamo le giacche in denim vintage applicando bande di seta che spesso vanno a corpire o valorizzare difetti del capo che diventa così nuovo e trendy. Bande di seta che andrebbero sprecate nelle mercerie perché piccole o invendute vengono trasformate in scrunchies di varie taglie a seconda della quantità di tessuto. La prima borsa SKETCHBOOK è nata proprio da un pezzo di misto seta, di ottima qualità, rimasto invenduto perché dalle dimensioni ridotte (in questo caso in particolare non si tratta di puro upcycling perchè non si parte da un prodotto finito ma il concetto di base è sempre quello del rivalutare e rivalorizzare).

Vi faccio un esempio pratico: da quando impazza la moda del tie-dye tornato alla ribalta dopo il boom degli anni ’70 tantissimi designer hanno proposto collezioni con questo motivo. Anche il pret-a-porter di lusso si è attrezzato proponendo modelli coloratissimi a prezzi altrettanto abbaglianti. Parte di questa tendenza si è scontrata con la quarantena. Il risultato? Qualche influencer si è messa a fare il tie-dye a casa ed è esplosa un’altra epidemia questa volta innocua (fatta eccezione per i tavoli e le tovaglie che sono state imbrattate di fucsia, viola, verde ecc. 😀 ).Il tie-dye della quarantena è un esempio semplice e creativo di upcycling. MSGM ha persino creato delle t-shirt bianche con un kit tie-dye in dotazione per liberare la propria fantasia durante il lockdown. Peccato che questo esca un po’ fuori dall’idea iniziale: rivalorizzare una maglia bianca inutilizzata applicandoci sopra un trend di stagione invece di acquistare un nuovo articolo. Chiamasi marketing, lecito!

Se volete saperne di più nella prossima news posso fornirvi una selezione di brand che fanno upcycling con i relativi progetti per entrare più nel dettaglio …che ne dite? Fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate!

2 pensieri riguardo “Upcycling: cosa significa, come nasce e perchè.

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